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Il nebuloso

Creato il 30 aprile 2010 da Lindaluna

Questa faccenda della nube di cenere che ha mandato in tilt il traffico aereo mi ha fatto pensare ad un genere di uomo che sta mandando in tilt la popolazione femminile: il nebuloso.
Il nebuloso è confuso, incerto, dubbioso. Non risponde mai con chiarezza alle domande, non prende posizione, non sa cosa prova, non sa cosa dire. Le sue reali intenzioni, i suoi reali sentimenti sono un mistero. Avvolti, appunto, in una fitta nuvola di “boh”.
Per una donna incappare in un nebuloso è una grande sciagura. Ma se ne rende conto solo alla fine perché all’inizio ha sempre la presunzione di possedere la chiave d’accesso per quell’essere “complicato e meraviglioso che nessuno ha mai compreso”. Dopo un periodo di tempo che varia da donna a donna, l’unica chiave che tutte vorrebbero avere è quella inglese per spaccarla in testa al nebuoloso e osservare come sono organizzati quei pochi neuroni che vi alloggiano.
Già, perché il nebuloso può anche apparire affascinante sulle prime, ma più in là, scostando lo strato di polvere, si trova solo altra polvere.
Eppure in giro ce ne sono a migliaia che si riproducono come replicanti.
Ovviamente anche io ho avuto il mio buon nebuloso. Quando uscivo con lui, il Moment nella borsa era indispensabile. Le nostre conversazioni toccavano picchi di assurdità inenarrabili.
“Domani andiamo al mare con i ragazzi?”
“Mmmmh..bah, se ti va, io non saprei, per la verità, io forse, però si dai, se vuoi, figurati, al limite vengo, poi vediamo, non so, magari vai tu, io poi vedo…”
“Non ho capito. Andiamo o no?”
“Ecco qui, anche tu come tutte le altre donne, volete sempre una risposta chiara su tutto, per voi è tutto bianco o nero. Voi donne non conoscete il grigio.”
“Come no, è il colore di quella materia cerebrale che ti manca.”
“Scusa, posso sapere perché mi continui a presentare come tua amica?”
“Bah, non lo so, non so che dire, infondo siamo anche amici, e poi…ma perché me lo chiedi?”
“Perché mi pare che siamo all’ABC.”
“Io…non lo so, perché fissarsi sulle definizioni, amica è carino comunque, che c’è di male, però se a te non va bene, magari vediamo di cambiarla, non so, se proprio ci tieni, a me non dispiace se mi presenti come amico, però non vuol dire che non provi dei sentimenti per te, anche se non so bene quali, però insomma mi pare che si sta bene insieme, che poi bisognerebbe capire cosa significa stare bene...”
“Mi correggo, non siamo neanche all’A.”
Per ovvi motivi i problemi cominciarono quasi subito, e lì il Moment risultò insufficiente. Una sera sperimentai tre bicchieri di Prosecco a stomaco vuoto e mi resi conto che funzionavano.
Ma non è che si può finire alcolizzati per un rincoglionito.
Quindi dissi basta agli analgesici, lo portai a mangiare una pizza e mi armai di aspirapolvere.
“Senti, io sarei un po’ stufa di questa relazione amorfa. Forse è il caso di chiarire le cose”
La parola “chiarire” sul nebuloso ha l’effetto di uno spray al peperoncino.
“CHIARIRE?! Perché? Cioè cosa, che motivo c’è, io non lo so, dimmi cosa intendi, io posso pure provare, però non so, non ti garantisco, però dai, per te ci provo, io ci tengo, anche se non so davvero…”
- I signori hanno scelto che pizza prendono?
“No, un attimo solo, ci scusi.”
- Prego prego, fate con calma.
“Voglio capire cosa provi per me e che valore dai al nostro rapporto.”
Detto così può sembrare uno stile un po’ troppo Corte di Norimberga. Non mi sarei mai sognata di fare un interrogatorio simile ad una persona normale, ma avevo deciso di andarci giù pesante. O la va o la spacca. E la spaccò.
Il nebuloso si arrotolò su se stesso e cominciò a contorcersi come un pitone.
“Che ti prende?”
“No è che a me queste domande così mi agitano, io non sono il tipo che…, io…io…Ecco. Io sono un po’ confuso.”
Sono confuso. Eccola lì la prima boa dei nebulosi. Come se la confusione ti prendesse all’improvviso tipo attacco cardiaco e gli altri non devono farti agitare. Ma io non mollai.
“Questa non è una risposta. Devi deciderti.”
“Mah, beh, non è semplice, così su due piedi, non lo so, non so decidermi lo sai”
Nel frattempo il cameriere ci ronzava intorno con il blocchetto delle ordinazioni.
“Nella vita si fanno delle scelte.”
“Beh sì, immagino di sì, è solo che io non sono il tipo deciso, io non so scegliere..”
“Se sai cosa vuoi, certo che sai scegliere. Guardati dentro, chiediti cosa vuoi, rispondi a te stesso e poi…”
A quel punto il cameriere si avvicinò e disse discreto
“Scusatemi, ma se il signore proprio non sa cosa scegliere, abbiamo anche degli ottimi primi piatti.”
……………
In effetti quella sera le uniche decisioni prese furono una margherita, una carbonara e un calcio in culo.
Quasi tutte le mie amiche sono incappate in un nebuloso. Una in particolare ha tutta la mia solidarietà perché ha vissuto nella nube per circa otto anni.
Alla fine lei, stremata, gli chiese:
“Io voglio sapere se tu mi ami.”
Spray al peperoncino.
“IO?”
“Tu, sì tu. Con chi pensi che stia parlando, con il tuo cappotto?!?”
Considerate che il passo dallo stremato all’isterico, è breve.
“Io…io penso che…cioè non lo so se…vabbè diciamo che…Io ti…ti stimo molto!”
“Che cazzo me ne frega che mi stimi? Io voglio sapere se mi ami!”
“Io…non lo so, cioè penso che…io sono confuso.”
Prima boa.
“Sei confuso da quando ti conosco, adesso ti sconfondi e mi dici se mi ami oppure no. E stai attento a quello che dici perché se mi rispondi sì, noi ci sposiamo entro l’anno.”
Drrrrrrrranghete.
“Oh…beh…mah…aucch..spich…stump…spof….zac…..”
Nebuloso in corto circuito. Ma poi…
“Ho una grandiosa idea! Prendiamoci una pausa di riflessione!!!”
Puntualissima, la seconda boa del nebuloso. La pausa, alias: periodo durante il quale chi chiede la pausa fa quello che gli pare, alcuni fanno anche figli, e chi la subisce sta a fissare giorno e notte il cellulare finché gli occhi non chiedono pietà.
Di solito quando la pausa la chiede la donna, è l’anticamera della fine. Quando la chiede l’uomo, è perché c’ha un’altra tra le mani e vuole spassarsela senza sensi di colpa.
“Grandiosa idea una mazza. Durante l’ultima pausa te nei andato a riflettere in Brasile. Io voglio una risposta adesso. Mi ami o no?”
“Io, non lo so…”
“Non lo sai? Ok. Per me va bene così. Per me non saperlo equivale ad un no. Io e te non stiamo più insieme. Adesso vattene.”
“NO! ASPETTA!”
Altra particolarità del nebuloso: il terrore delle posizioni chiare. Lasciarsi vuol dire comunque prendere una decisione ed in un certo qual modo uscire dalla nube. Ammaccati, ma alla luce del sole. E il nebuloso ODIA la luce del sole.
“Aspetta…aspetta, cosa sono queste decisioni affrettate, piccicucci…”
“Niente piccicucci. O mi ami o no. RISPONDIMI!”
“Io…beh…ecco. CI SONO!!! Io…”
Tataaaaaaan…
“Io?”
“Io….TI HO AMATA. Ecco. Di questo ne sono sicuro. Infondo è già qualcosa no? Sì, io ti ho amata, un periodo. Di questo ne sono certo.”
E su questa certezza incrollabile, soprattutto molto utile per un futuro insieme, calò finalmente il sipario.
Io penso che i nebulosi siano una vera piaga sociale. È colpa loro se relazioni sterili si protraggono per anni e poi dinanzi alle decisioni importanti naufragano lasciando alla deriva povere ragazze stordite. Bisognerebbe istituire nelle scuole l’ora di difesa personale contro il nebuloso.
“Se un uomo vi dice - non so cosa provo per te, ma poi perché imprigionare i sentimenti in una squallida definizione? - invece che fare sì con la testa con il sorriso idiota da musa del poeta, sferrategli un gancio sulla mandibola, qui, proprio qui dove c’è l’osso, e scappate.”
Troppe donne ci cascano ancora. E con la loro accondiscendenza peggiorano la pericolosità del nebuloso, che può passare di sprovveduta in sprovveduta fino agli ottant’anni.
Ultimamente ho letto di un problema simile sui giornali: i piccioni.
Questi ratti volanti scagazzano nelle nostre città facendo danni serissimi a edifici e monumenti. Portano malattie, sono sporchi e puzzano. Eppure c’è un esercito di ignoranti che ancora da loro da mangiare. Per chissà, non fossero già abbastanza paffuti. Un piccione di Piazza San Marco pesa più di un bambino indiano.
Il Comune di Milano, però ha avuto un’idea niente male: attirare i piccioni in zone apposite in cui sottrarre loro le uova, così da limitare la riproduzione.
Chissà che la strategia non si possa applicare anche ai nebulosi: attirarli tutti in una zona recintata, pagare delle attrici che si prestino a fingere confuse relazioni, previo tassativo divieto di figliare, e arrivare così ad una dolce, graduale, indolore…ESTINZIONE.


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